La Spagna, come tutti gli stati moderni, è stata costruita sulle macerie di regni e staterelli esistiti in epoche precedenti.
La vittoria elettorale del Fronte popolare nel 1936 accelerò il processo
di liberazione nazionale avviato dalla proclamazione della Repubblica
nel 1931, quando Catalogna, Paesi Baschi e Galizia avevano ottenuto
varie forme di autonomia.
La repressione del periodo franchista, dal 1940 fino al 1975-77, pose
fine a ogni libertà di espressione dei sentimenti nazionali delle
popolazioni oppresse dal centralismo castigliano.
In particolare era diventato quasi impossibile, e molto pericoloso, esprimersi in catalano, in basco o in gallego.
Il ritorno della democrazia parlamentare a partire dal periodo della
Transizione è stato un terreno di confronto e di scontro fra le diverse
opzioni.
Fatta eccezione per quella parte di ETA che decise di non prendere parte
al percoso di ricostruzione post-franchista, e si rifiutò di accettare
la Costituzione del 1978 come punto di partenza -- e che continuò a
realizzare attentati, estorsioni e altro come in epoca franchista --
tutte le altre formazioni nazionaliste hanno intrapreso il confronto
politico sul piano elettorale e comunque in un contesto di convivenza
pacifica.
In linea di massima, non ci sono state importanti forze politiche che
hanno rivendicato esplicitamente l'indipendenza per la propria regione
e/o nazione.
La situazione si sta modificando adesso, con il nuovo governo regionale
catalano che sta parlando apertamente di creare uno stato indipendente.
Nelle recenti elezioni autonomiche in Catalogna, il partito dei
nazionalisti moderati (CiU, Convergenza e Unione) ha ottenuto un
risultato inferiore al 50%, in realtà ha perso voti rispetto alle
precedenti elezioni, ma in compenso si è molto rafforzato quello più
radicale (ERC, Sinistra repubblicana di Catalogna). Insieme hanno
formato un governo, che ha fatto approvare nel parlamento catalano una
dichiarazione autonomista.
Entro i prossimi due anni si dovrebbe tenere una consultazione della
popolazione in Catalogna, ma con quale quesito referendario?
La Costituzione vigente non prevede né l'esistenza di uno stato
federale, né tantomeno la facoltà per una comunità autonoma di staccarsi
unilateralmente dalla Spagna.
Qualunque iniziativa dovrebbe ottenere un consenso maggioritario nel parlamento spagnolo per avere valore legale.
Naturalmente i timori di molti nel seguire l'evoluzione della situazione
in Catalogna non sono disgiunti da un riesame di quanto avvenne negli
anni trenta.
Infatti, subito dopo la proclamazione della Repubblica, la Catalogna si
era dichiarata repubblica in un contesto "federale iberico". Questa
mossa fu fermata mediante un accordo col governo centrale, che le
garantiva l'autonomia. La vittoria della destra del CEDA nelle elezioni
del 1933, portava a una serie di conflitti fra Madrid e Barcellona, fino
alla proclamazione dello "Stato catalano nella repubblica federale
spagnola". Respinta dal governo, l'autonomia del governo catalano era
bloccata fino alla vittoria del Fronte popolare nel 1936.
Sappiamo cos'è successo dopo...
In Spagna gli eventi della Guerra civile e l'epoca della dittatura non
sono un lontano ricordo, sono sempre presenti nella memoria della gente e
dunque i paralleli con il passato suscitano sempre dei timori.
Che rapporto esiste fra autonomia, autodeterminazione e indipendenza? centralismo, federalismo e nazionalismo?
La questione è complessa. Esistono dei criteri adottati dall'ONU e
dall'Unione Europea, per definire il contesto in cui opera la Spagna,
che cercano di definire i problemi e individuare possibili soluzioni. Ma
la pratica si è rivelata ben più complicata della teoria.
Gli eventi del crollo del blocco sovietico hanno visto un susseguirsi di
separazioni e proclamazioni di nuovi stati, talvolta in un contesto
pacifico (Rep. Ceca e Slovacchia) ma per lo più con una sequela di
massacri, pulizie etniche, e di vere e proprie guerre, spesso col
coinvolgimento di mezzo mondo.
(Prima pubblicazione: 2 Feb 2013)
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