mercoledì 9 ottobre 2013

"Lingua e linguaggio": (5) la grammatica universale (Chomsky)

Noam Chomsky è ben noto per le sue forti prese di posizione politiche, a partire dall'opposizione alla guerra del Vietnam.

Ma il suo legato più importante alla cultura e alla scienza è legato alla sua attività di linguista, in particolare alle sue teorie della grammatica generativa e della grammatica universale.

La grammatica universale postula che i principi della grammatica siano condivisi da tutte le lingue, e siano innati per tutti gli esseri umani.

Da qui deriva la grammatica generativa, elaborata oltre 50 anni fa, e sviluppata e modificata in tutto questo tempo, che si caratterizza per la ricerca delle strutture innate del linguaggio naturale, considerato come un elemento distintivo dell'uomo come specie animale.

Il suo punto di partenza era la critica dello strutturalismo al quale era sfuggito un problema fondamentale ossia quello della creatività del linguaggio. Per comprendere il funzionamento di una lingua non è sufficiente scoprirne la struttura, descrivere i componenti e i rapporti che intercorrono tra essi, né analizzarli e classificarli.

Lo strutturalismo non sa dare risposta alla domanda: "come avviene che i parlanti di una lingua sono in grado di produrre e di comprendere un numero indefinito di frasi che non hanno mai udito prima o che addirittura possono non essere mai state pronunciate prima da qualcuno?".

Per Chomsky esiste una creatività governata da regole, grazie alla quale vengono continuamente generate nuove frasi. In sostanza la capacità linguistica di ciascun parlante non è fatta solamente di una lista appresa di parole, espressioni e frasi, ma include un insieme di regole ben definite e di principi. Ovvero la grammatica è una competenza mentale fondata sulla conoscenza innata dei principi universali che regolano la creazione del linguaggio.

Con questi suoi contributi Chomsky ha alterato profondamente la concezione della linguistica tradizionale incentrata sullo studio delle peculiarità dei linguaggi parlati.

E l'importanza di questa elaborazione è molteplice. Da un lato Chomsky colloca gli esseri umani in un continuum con gli altri animali, dai quali li separano determinate qualità proprie di specie, che sono il frutto di un processo evolutivo -- benché  Chomsky eviti direttamente questa affermazione. Ma in tal modo si colpisce con forza ogni concezione razzista e discriminatoria, che presuppone l'esistenza di differenze qualitative fra gli esseri umani.

Al tempo stesso Chomsky mina la visione comportamentista, che ha dominato gran parte delle scienze sociali nel corso del 1900,  ulteriormente rafforzatasi dopo la seconda guerra mondiale, che cercava di attribuire qualunque caratteristica umana specifica all'influenza dell'educazione e dei comportamenti appresi.

E per quale motivo tutto ciò è importante?

In primo luogo perché il progresso della conoscenza umana non si può fondare sulla menzogna e sulla falsità. E mentre alcune cose non le conosciamo per pura ignoranza, per mancanza di strumenti adeguati e di metodi investigativi appropriati -- altrimenti non si capirebbe per quale motivo siamo più avanti di un Aristotele o di un Newton, individui di notevole intelligenza e immaginazione -- in altri casi sul cammino della scienza vengono posti degli ostacoli di tipo ideologico a fermarci.

Nello studio delle lingue umane, del modo in cui le apprendiamo, dei meccanismi soggiacenti il loro utilizzo, il contributo di Chomsky è stato fondamentale. 

Vedi:

(Segue)
lingua-e-linguaggio-1-alcuni-elementi
lingua-e-linguaggio-2-un-ragionamento
lingua-e-linguaggio-3-l'indoeuropeo 
lingua-e-linguaggio-4-dal-latino-ai-volgari
lingua-e-linguaggio-5-la-grammatica (Chomsky)


(Prima pubblicazione: 9 Feb 2013)

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