mercoledì 9 ottobre 2013

"Lingua e linguaggio": (4) dal latino ai volgari


Il passaggio dal latino ai volgari o lingue romanze è di particolare interesse per noi perché dal latino hanno origine numerose lingue, molte delle quali utilizzate in Italia e in Spagna. Va ricordato che il termine volgare non è dispregiativo, poiché proviene da vulgus ("popolo" in latino) e perciò fa semplicemente riferimento alla lingua vernacolare. Il termine “romanzo” a sua volta deriva dall'avverbio latino "romanice" nella frase "romanice loqui" (=parlare vernacolo) per distinguerlo da "latine loqui" (=parlare in latino).

L'elenco completo delle lingue romanze è molto lungo (oltre 40 lingue), lo prenderemo dall'ultima versione di Ethnologue, i nomi delle lingue sono indicati procedendo da est verso ovest. 

- Latino 
- Gruppo orientale: Rumeno [4 versioni parlate in Romania, Croazia e Grecia],  Istriota, Italiano, Giudeo-Italiano, Napoletano-Calabrese, Siciliano, 
- Gruppo occidentale: Francese, Cajun  [USA], Piccardo, Vallone, Zarpatico, Franco-Provenzale,  Friulano, Ladino  [d'Italia], Reto-Romanzo, Emiliano-Romagnolo, Ligure, Lombardo, Piemontese, Veneziano,  Pirenaico-Mozarabico, Catalano-Valenziano-Baleare, Occitano, Shuadit, Asturo-Leonese,  Extremadurano, Ladino  [d'Israele], Spagnolo,  Fala, Galiziano, Portoghese. 
- A metà strada fra il gruppo orientale e occidentale si collocano le lingue meridionali: Corso e Sardo [in 4 versioni].
(vedi )
 
Naturalmente questo è solo uno dei vari schemi di classificazione esistenti e possibili, anche perché numerose lingue e parlate sono ormai estinte.

La diversità delle lingue romanze moderne rispetto al latino classico è data da alcune caratteristiche generali (omettendo le eccezioni):
Mancano i casi; manca il neutro, quindi esistono solo due generi grammaticali; si usano gli articoli grammaticali; si introducono nuovi tempi (passato prossimo) e modi verbali (condizionale).

In linea di massima il toscano (da cui deriva l'italiano) è molto conservativo rispetto al latino, mentre il francese è la lingua più innovativa e la più discosta dal latino (essendo notevolmente influenzata dalle lingue germaniche parlate dagli antichi Franchi);  il rumeno è una sintesi che affianca ad una forte conservazione della base latina elementi innovativi d'origine slava, albanese, greca e turca. 

Il latino ha avuto un'esistenza piuttosto lunga, in un arco di tempo di quasi venti secoli, dapprima come lingua comune nei territori dell'impero romano, in continua espansione fra il 350 a.c. e il 150 d.c.; in seguito come idioma utilizzato per le comunicazioni di livello più "alto" in ampie zone d'Europa -- Dante Alighieri scrisse in latino il trattato (De vulgari eloquentia, 1304) in cui propugnava l'uso di una lingua da lui chiamata "italiano" come strumento per l'unificazione politica della nostra frammentata penisola.

In epoche più recenti il latino è stato mantenuto nell'uso liturgico della Chiesa cattolica -- fino alla riforma del 1964, che ammetteva l'uso delle lingue locali per la liturgia -- e rimane oggi la lingua ufficiale dello Stato della Città del Vaticano.

Le lingue romanze sono documentate per iscritto. Vediamo i primi documenti per le lingue principali:

Il Giuramento di Strasburgo (842) è indicato come il primo documento ufficiale in cui si impieghi un antenato del francese.

Il primo documento ufficiale giunto sino ai nostri tempi che attesta l'uso del volgare in Italia è il placito capuano, databile al 960.

Risalgono al X secolo le Glosse silensi e le Glosse emilianensi, le più antiche testimonianze esplicite dell'esistenza dell'antico castigliano: si tratta di annotazioni aggiunte a alcuni testi latini dai monaci benedettini.  

Risale a poco prima del 1175 il più antico documento del volgare portoghese pervenutoci: si tratta di una sorta di patto di non aggressione tra due fratelli, Gomes Pais e Ramiro Pais.

Si noti che il "De Vulgari Eloquentia" di Dante è il primo documento teorico dedicato alle lingue romanze, dove appare la differenziazione in lingua d' oïl (galloromanzo settentrionale), lingua d'oc (galloromanzo meridionale) e lingua del si (Italoromanzo) riferendosi alla forma rispettiva del "sì" nelle diverse aree.

Ora, in che modo si è verificato questo processo di differenziazione e perché?

Nella misura in cui l'impero romano manteneva un funzionamento centralizzato efficace, con la continua circolazione di uomini e cose, e documenti scritti nella lingua latina classica, il processo di adattamento alle usanze locali e l'impiego di termini specifici locali per descrivere nuove attività e merci, tutto ciò aveva luogo lentamente, e si ritrovavano sempre elementi di riaggregazione.

Nel momento in cui la frantumazione politica iniziava con le cosiddette invasioni barbariche, vale a dire con l'occupazione dei territori centrali dell'impero da parte di popolazioni provenienti dalla periferia, il processo di differenziazione si accelerava. A questo aveva contribuito anche la suddivisione in "impero d'occidente" e "impero d'oriente" (dato che a Bisanzio la lingua ufficiale passava dal latino al greco nel V secolo d.c.).

Col passare del tempo, decenni e poi secoli di separazione sempre più accentuata, e con l'occupazione della penisola italica e della penisola iberica da parte di popolazioni che parlavano lingue diverse dal latino (di ceppo germanico e arabo, in particolare), le lingue volgari non erano più né mutuamente comprensibili fra di loro, né era possibile comprendere i testi scritti in latino senza uno studio particolare di tale lingua.

Carlomagno aveva cercato di imporre il latino classico al posto del latino corrotto all'inizio del 800, ma la difficoltà a farsi capire dai fedeli portò il Concilio di Tours del 813 a stabilire che i preti traducessero i propri sermoni i volgare.

Dobbiamo sempre tenere a mente un elemento, quando parliamo di eventi del passato, ovvero dell'elevatissimo numero di persone incapaci di leggere e scrivere, in particolar modo prima dell'invenzione dei caratteri a stampa (Gutenberg, 1455), che rese possibile una maggior diffusione dei libri, e la pubblicazione dei primi giornali (In 1556, il governo di Venezia pubblicò le prime "Notizie scritte", prezzo "una gazetta").

Quando questo fenomeno iniziò a avere una certa rilevanza, le lingue parlate localmente erano ormai molto lontane dal latino e in via di insediamento come lingue nazionali, nei territori dei nuovi regni che si venivano affermando nell'Europa occidentale ex-romana, anche se la pubblicazione di libri dotti in latino continuò ancora per alcuni secoli, diventando priva di rilevanza solo quando il francese sostituì definitivamente il latino come lingua di corte e nell'interazione diplomatica  (il trattato di Westfalia con cui si concluse la sanguinosa Guerra dei Trent'anni fu redatto in francese nel 1648).  
Il processo di centralizzazione attorno al francese, allo spagnolo e all'italiano non fu né rapido né semplice -- anche se per il francese la situazione è abbastanza diversa, perché la vittoria della rivoluzione nel 1789 e poi l'espansione napoleonica aiutò a consolidarlo come lingua nazionale, anche attraverso un'aspra lotta contro l'uso dei patois (termine che include sia parlate locali del francese che altre lingue romanze e celtiche).  

Per approfondire, vedi
in it.wikipedia.org: Lingue_romanze - Latino_volgare - Lingua_parlata


(Prima pubblicazione: 7 Feb 2013)

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