Il passaggio dal latino ai volgari o lingue romanze è di particolare
interesse per noi perché dal latino hanno origine numerose lingue, molte
delle quali utilizzate in Italia e in Spagna. Va ricordato che il
termine volgare non è dispregiativo, poiché proviene da vulgus ("popolo"
in latino) e perciò fa semplicemente riferimento alla lingua
vernacolare. Il termine “romanzo” a sua volta deriva dall'avverbio
latino "romanice" nella frase "romanice loqui" (=parlare vernacolo) per
distinguerlo da "latine loqui" (=parlare in latino).
L'elenco completo delle lingue romanze è molto lungo (oltre 40 lingue),
lo prenderemo dall'ultima versione di Ethnologue, i nomi delle lingue
sono indicati procedendo da est verso ovest.
- Latino
- Gruppo orientale: Rumeno [4 versioni parlate in Romania, Croazia e
Grecia], Istriota, Italiano, Giudeo-Italiano, Napoletano-Calabrese,
Siciliano,
- Gruppo occidentale: Francese, Cajun [USA], Piccardo, Vallone,
Zarpatico, Franco-Provenzale, Friulano, Ladino [d'Italia],
Reto-Romanzo, Emiliano-Romagnolo, Ligure, Lombardo, Piemontese,
Veneziano, Pirenaico-Mozarabico, Catalano-Valenziano-Baleare, Occitano,
Shuadit, Asturo-Leonese, Extremadurano, Ladino [d'Israele], Spagnolo,
Fala, Galiziano, Portoghese.
- A metà strada fra il gruppo orientale e occidentale si collocano le lingue meridionali: Corso e Sardo [in 4 versioni].
(vedi )

Naturalmente questo è solo uno dei vari schemi di classificazione
esistenti e possibili, anche perché numerose lingue e parlate sono ormai
estinte.
La diversità delle lingue romanze moderne rispetto al latino classico è
data da alcune caratteristiche generali (omettendo le eccezioni):
Mancano i casi; manca il neutro, quindi esistono solo due generi
grammaticali; si usano gli articoli grammaticali; si introducono nuovi
tempi (passato prossimo) e modi verbali (condizionale).
In linea di massima il toscano (da cui deriva l'italiano) è molto
conservativo rispetto al latino, mentre il francese è la lingua più
innovativa e la più discosta dal latino (essendo notevolmente
influenzata dalle lingue germaniche parlate dagli antichi Franchi); il
rumeno è una sintesi che affianca ad una forte conservazione della base
latina elementi innovativi d'origine slava, albanese, greca e turca.
Il latino ha avuto un'esistenza piuttosto lunga, in un arco di tempo di
quasi venti secoli, dapprima come lingua comune nei territori
dell'impero romano, in continua espansione fra il 350 a.c. e il 150
d.c.; in seguito come idioma utilizzato per le comunicazioni di livello
più "alto" in ampie zone d'Europa -- Dante Alighieri scrisse in latino
il trattato (De vulgari eloquentia, 1304) in cui propugnava l'uso di una
lingua da lui chiamata "italiano" come strumento per l'unificazione
politica della nostra frammentata penisola.
In epoche più recenti il latino è stato mantenuto nell'uso liturgico
della Chiesa cattolica -- fino alla riforma del 1964, che ammetteva
l'uso delle lingue locali per la liturgia -- e rimane oggi la lingua
ufficiale dello Stato della Città del Vaticano.
Le lingue romanze sono documentate per iscritto. Vediamo i primi documenti per le lingue principali:
Il Giuramento di Strasburgo (842) è indicato come il primo documento ufficiale in cui si impieghi un antenato del francese.
Il primo documento ufficiale giunto sino ai nostri tempi che attesta
l'uso del volgare in Italia è il placito capuano, databile al 960.
Risalgono al X secolo le Glosse silensi e le Glosse emilianensi, le più
antiche testimonianze esplicite dell'esistenza dell'antico castigliano:
si tratta di annotazioni aggiunte a alcuni testi latini dai monaci
benedettini.
Risale a poco prima del 1175 il più antico documento del volgare
portoghese pervenutoci: si tratta di una sorta di patto di non
aggressione tra due fratelli, Gomes Pais e Ramiro Pais.
Si noti che il "De Vulgari Eloquentia" di Dante è il primo documento
teorico dedicato alle lingue romanze, dove appare la differenziazione in
lingua d' oïl (galloromanzo settentrionale), lingua d'oc (galloromanzo
meridionale) e lingua del si (Italoromanzo) riferendosi alla forma
rispettiva del "sì" nelle diverse aree.
Ora, in che modo si è verificato questo processo di differenziazione e perché?
Nella misura in cui l'impero romano manteneva un funzionamento
centralizzato efficace, con la continua circolazione di uomini e cose, e
documenti scritti nella lingua latina classica, il processo di
adattamento alle usanze locali e l'impiego di termini specifici locali
per descrivere nuove attività e merci, tutto ciò aveva luogo lentamente,
e si ritrovavano sempre elementi di riaggregazione.
Nel momento in cui la frantumazione politica iniziava con le cosiddette
invasioni barbariche, vale a dire con l'occupazione dei territori
centrali dell'impero da parte di popolazioni provenienti dalla
periferia, il processo di differenziazione si accelerava. A questo aveva
contribuito anche la suddivisione in "impero d'occidente" e "impero
d'oriente" (dato che a Bisanzio la lingua ufficiale passava dal latino
al greco nel V secolo d.c.).
Col passare del tempo, decenni e poi secoli di separazione sempre più
accentuata, e con l'occupazione della penisola italica e della penisola
iberica da parte di popolazioni che parlavano lingue diverse dal latino
(di ceppo germanico e arabo, in particolare), le lingue volgari non
erano più né mutuamente comprensibili fra di loro, né era possibile
comprendere i testi scritti in latino senza uno studio particolare di
tale lingua.
Carlomagno aveva cercato di imporre il latino classico al posto del
latino corrotto all'inizio del 800, ma la difficoltà a farsi capire dai
fedeli portò il Concilio di Tours del 813 a stabilire che i preti
traducessero i propri sermoni i volgare.
Dobbiamo sempre tenere a mente un elemento, quando parliamo di eventi
del passato, ovvero dell'elevatissimo numero di persone incapaci di
leggere e scrivere, in particolar modo prima dell'invenzione dei
caratteri a stampa (Gutenberg, 1455), che rese possibile una maggior
diffusione dei libri, e la pubblicazione dei primi giornali (In 1556, il
governo di Venezia pubblicò le prime "Notizie scritte", prezzo "una
gazetta").
Quando questo fenomeno iniziò a avere una certa rilevanza, le lingue
parlate localmente erano ormai molto lontane dal latino e in via di
insediamento come lingue nazionali, nei territori dei nuovi regni che si
venivano affermando nell'Europa occidentale ex-romana, anche se la
pubblicazione di libri dotti in latino continuò ancora per alcuni
secoli, diventando priva di rilevanza solo quando il francese sostituì
definitivamente il latino come lingua di corte e nell'interazione
diplomatica (il trattato di Westfalia con cui si concluse la sanguinosa
Guerra dei Trent'anni fu redatto in francese nel 1648).
Il processo di centralizzazione attorno al francese, allo spagnolo e
all'italiano non fu né rapido né semplice -- anche se per il francese la
situazione è abbastanza diversa, perché la vittoria della rivoluzione
nel 1789 e poi l'espansione napoleonica aiutò a consolidarlo come lingua
nazionale, anche attraverso un'aspra lotta contro l'uso dei patois
(termine che include sia parlate locali del francese che altre lingue
romanze e celtiche).
Per approfondire, vedi:
Notabene: In realtà la stampa fu inventata in Cina nel 1040, ma quell'invenzione non fu trasmessa all'Europa.
(segue)
lingua-e-linguaggio-1-alcuni-elementi
lingua-e-linguaggio-2-un-ragionamento
lingua-e-linguaggio-3-l'indoeuropeo
lingua-e-linguaggio-4-dal-latino-ai-volgari
lingua-e-linguaggio-5-la-grammatica (Chomsky)
(segue)
lingua-e-linguaggio-1-alcuni-elementi
lingua-e-linguaggio-2-un-ragionamento
lingua-e-linguaggio-3-l'indoeuropeo
lingua-e-linguaggio-4-dal-latino-ai-volgari
lingua-e-linguaggio-5-la-grammatica (Chomsky)
(Prima pubblicazione: 7 Feb 2013)
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