martedì 22 ottobre 2013

"Complotti e misteri" (Considerazioni sul 23F, su Pearl Harbor, ecc.)

Le tesi complottiste sono un fenomeno ricorrente, sia in ambito politico che in ambito storico, di solito perché consentono a ognuno di lasciare libera la propria fantasia, e utilizzare i propri schemi mentali politico-ideologici a sostegno di una determinata argomentazione, senza dover prestare troppa attenzione ai fatti reali. 

Alcune di queste posizioni che vedono gli eventi storici come un insieme di fenomeni manipolati da forze superiori hanno avuto a suo tempo una notevole importanza nella storia della filosofia e del pensiero politico -- basti pensare a Hegel e a Marx, ma anche alla periodizzazione presente nell'Antico Testamento, che per milioni e milioni di persone è stata (e continua a essere) una descrizione veritiera delle origini della vita umana.

Qual è il principale problema logico di ogni tesi complottistica, tanto per quanto concerne l'insieme della storia umana, quanto di singoli eventi determinati?


Non certo l'inesistenza di persone che complottano e tramano. Infatti ci sono state e ci sono attività intese a manipolare gli altri. Un paio di esempi concreti: uno fallito, il tentativo di assassinare Hitler (la cosiddetta operazione Valkiria, vedi il film con Tom Cruise) e l'altro riuscito, la riunione del Gran Consiglio del Fascismo che esautorò Mussolini nel luglio del 1943. A differenza di tanti altri complotti inventati da chi aveva interesse a schiacciare i propri oppositori (i processi di Mosca voluti da Stalin e dai suoi boia negli anni 1935-38 ne sono un chiaro esempio) nei due casi menzionati esistono abbondanti prove.

Appunto, ci vogliono le prove. Non basta che un determinato complotto sia plausibile, occorre dimostrare che c'è stato e che i cospiratori hanno agito insieme per attuarlo.

Due esempi contrapposti relativi alla seconda guerra mondiale.

Churchill lasciò che la città di Coventry fosse bombardata dagli aerei tedeschi nel 1940, perché la sua fonte di informazioni derivava da uno strumento la cui segretezza non doveva essere messa a rischio -- gli inglesi avevano in sostanza gli strumenti per decifrare i codici coi quali l'alto comando nazista inviava istruzioni alle proprie forze armate, e non volevano perdere tale fonte.

L'attacco a Pearl Habor (7 dicembre 1941) visto da un aereo giapponese
Invece resta senza prove convincenti la tesi secondo cui Roosevelt fosse a conoscenza dell'attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941. In genere l'argomentazione a favore si fonda su due elementi: uno è il fatto che l'attacco colpì duramente la flotta americana, ma non le portaerei, che erano la forza fondamentale e imprescindibile con la quale riprendersi (la squadra di portaerei era impegnata in un'esercitazione nei giorni fatali attorno al 7 dicembre). L'altro è legato alle difficoltà che Roosevelt aveva incontrato fino a quel momento nel convincere l'opinione pubblica e il Parlamento americani della necessità di entrare in guerra -- mentre ovviamente Pearl Harbor spazzò via ogni incertezza in merito.

A distanza di tempo, e considerato il fatto che comunque gli USA entrarono in guerra tanto con il Giappone che con la Germania, è facile perdere di vista la situazione all'epoca: il governo americano voleva entrare in guerra con la Germania, non tanto con il Giappone, ma dopo Pearl Harbor gli USA dichiararono guerra al Giappone. E fu infatti la Germania hitleriana a dichiarare guerra agli Stati Uniti (non viceversa!)

Dunque il secondo argomento è falso. Il primo argomento trova ugualmente delle spiegazioni concrete abbastanza banali, ad es. alcune delle navi da battaglia americane non erano al 100%, mentre il comando navale USA voleva soprattutto fare delle prove sul comportamento degli aerei in decollo dalle portaerei.
Inoltre, e questo è l'argomento logico di fondo: che senso ha per una grande potenza il consentire a un proprio avversario di indebolirne significativamente la forza militare, e di minarne il morale infliggendogli una sconfitta importante?

Questo argomento vale anche per le tesi complottistiche sull'11 settembre, che sostengono che gli USA abbiano permesso ai terroristi islamici sauditi legati a Bin Laden di abbattere le torri gemelle a New York per i propri fini politici strategici. (Non aggiungo altro qui su questo punto).

Tornando al 23F, è chiaro che un tentativo di colpo di stato come quello del 1981 in Spagna comporta una determinata attività cospirativa, con delle persone che pianificano un complotto, e altre che vi prendono parte più o meno consapevolmente. Naturalmente è sempre possibile ipotizzare, come hanno fatto alcuni in Spagna (e vedi anche il dibattito in WAIS e tradotto in questo stesso blog) che ci fossero diversi complotti in atto, con attori e protagonisti mossi da intenti divergenti e perfino contrapposti.

Tuttavia a me interessa sottolineare in questo contesto una cosa importante. C'è una famosa citazione, che ha dato il titolo a un libro di John Steinbeck, e al relativo film "Uomini e topi": la frase proviene da una poesia dello scrittore scozzese settecentesco Robert Burns che dice che "i piani architettati da uomini e da topi spesso sortiscono cattivo esito".

Perché succede questo? Per il semplice motivo che le forze presenti in natura e ancor di più nel mondo tecnologico e complesso degli esseri umani sono un insieme difficilmente riconducibile a pochi elementi, semplici analiticamente, e facili da controllare. Un aspetto che viene troppo spesso passato sotto silenzio, specialmente da coloro che fanno "analisi" incentrate sull'esistenza di elementi omogenei (e perciò semplificati), come "nazione", "classe", "partito", "forze armate", ecc. ecc., è che ciascuno di questi elementi è composto di esseri umani diversi fra di loro -- per genere, per età, per educazione, per gruppo etnico, per ceto sociale, e via dicendo -- ognuno dei quali persegue interessi propri, alcuni dei quali sono espressi in maniera esplicita, mentre altri sono presenti in una maniera che per l'essere più recondita non è per questo meno importante. Una distinzione approssimativa li dividerebbe in "idee, aspirazioni, progetti" e "istinti, impulsi", attribuendo la sede dei primi al cervello (o allo spirito), e la seconda alla pancia (o al corpo/carne), come dice il detto cristiano "lo spirito è forte ma la carne è debole....", ma a prescindere dalla validità o meno di questa dicotomia non cambia il fatto che ciascuno di noi in un dato momento si muove in modo imprevedibile.

Ora, ogni concezione del mondo "complottista", così come quelle teleologiche che attribuiscono allo svolgimento della storia umana l'orientamento verso una data finalità, si scontra con questa molteplicità di interessi e di spinte.

A maggior ragione questo è vero in casi concreti: nel corso della storia in numerose istanze si è osservato in che modo le scelte specifiche di alcuni individui hanno fatto muovere gli eventi successivi in un senso piuttosto che in un altro, talvolta con ripercussioni notevoli non solo per i partecipanti a quell'evento, ma spesso anche su popolazioni di milioni di persone. Il modo in cui i conquistadores spagnoli Hernán Cortés e Francisco Pizarro, pochi uomini a cavallo sia pure con armi superiori a quelle dei nativi, hanno preso possesso di città e capitali di imperi potenti e temuti in America centrale (Aztechi) e meridionale (Incas), ne sono un esempio fra i più evidenti.

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Collegamenti utili:

Dal sito della TV inglese specializzata in temi storici: History:

Pearl Harbor
Codebreaking

Da Wikipedia:

Hegel
Marx
Attacco_di_Pearl_Harbor
Cronologia_della_seconda_guerra_mondiale_(1941)#Dicembre
Coventry
Enigma_(crittografia)
Attentato_a_Hitler_del_20_luglio_1944
Operazione_Valchiria
Operazione_Valchiria_(film)
Storia_dell'Italia_fascista
Antico_Testamento
Incas
Aztechi
John_Steinbeck
Uomini_e_topi_(romanzo)
Robert_Burns
Colpo_di_Stato_in_Spagna_del_1981

http://es.wikipedia.org/wiki/Conquistadores

http://es.wikipedia.org/wiki/Francisco_Pizarro
http://es.wikipedia.org/wiki/Hernán_Cortés


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